Talvolta si pensa che l´eccellenza artigiana sia una scheggia del passato sbalzata nel presente e destinata a futuro incerto. La storia che voglio raccontarvi, invece, profuma di classicità e dunque ci riporta a un mondo sempiterno nel quale passato, presente e futuro hanno un peso relativo.
Sto parlando della tipografia e casa editrice animata dal 1938 da Alberto Tallone e oggi guidata dal figlio Enrico, l´unica in Europa che continui a comporre a mano usando solo caratteri originali. Questo spiega il tempo, molto, necessario perché un “libro Tallone” veda la luce. Nel laboratorio di Alpignano, alle porte di Torino, si svolgono tutte le operazioni necessarie alla nascita del volume.
Si comincia scegliendo con ponderazione dalle casse tipografiche i punzoni adatti, molti dei quali sottratti da Enrico Tallone a dispersione certa: «Li ho comprati ovunque in Europa, ma soprattutto in Italia che nonostante tutto rimane il Paese che ha più tipografie al mondo». Si prosegue con il loro allineamento nella cassa di composizione, la stampa mediante torchi secolari, l´uso di carta di altissima qualità e inchiostri scelti accuratamente, «soltanto di nero ne ho almeno un centinaio di tipi, ognuno impercettibilmente unico», precisa Enrico Tallone. L´operazione termina con la cucitura delle pagine e la preparazione della copertina.
Aggirandosi fra scaffalature, piani di lavori e una miriade di caratteri impressiona sapere di avere di fronte la macchina che stampò la prima edizione dell´Ulisse di Joyce, opera che l´autore volle veder nascere girandovi nervosamente intorno. «Il tipografo che tirò l´Ulisse è colui che mi insegnò i rudimenti del mestiere alla morte di mio padre». Parliamo dunque di questo padre, Alberto Tallone. Classe 1898, figlio della borghesia colta, cresce nella Milano della tarda scapigliatura ove apre una libreria antiquaria nella quale «respira – ricorda il figlio Enrico – a pieni polmoni la duplice natura del sapere, quella spirituale certo ma anche quella materiale data dalla fisicità dei libri». All´inizio degli anni Trenta la crescente passione per la composizione e i consigli di Sibilla Aleramo lo spingono a Parigi ove inizia il suo apprendistato presso la celebre tipografia Darantiere che rileva nel 1938.
A Parigi le pubblicazioni di Tallone si segnalano per la loro qualità e nel 1949 il titolare disegna i caratteri che portano il suo nome. «Pensi che furono realizzati da un grande incisore, Charles Malin, che poteva contare su appena tre bulini e due lime», puntualizza Enrico. Con i quattrocento punzoni ricavati Alberto Tallone compose i Promessi Sposi, anche se l´opera di cui andò sempre più fiero fu il Canzoniere petrarchesco a cura di Gianfranco Contini.
I Tallone, noti e apprezzati per la qualità del loro lavoro, intrecciarono relazioni con tanta parte della migliore cultura italiana ed europea del tempo: da D´Annunzio a Quasimodo, da Campana a Luzi passando per Giovanni Roncalli, il futuro papa Giovanni XXIII che, allora nunzio apostolico a Parigi, era solito frequentare questa tipografia. «Conserviamo ancora il divano sul quale amava sedersi» dice Tallone indicandolo.
Nel 1958 la decisione di trasferirsi da Parigi ad Alpignano, luogo da cui proveniva la famiglia Tallone. «La casa e il parco secolare rischiavano di essere devastati dalla folle urbanistica del tempo – spiega Enrico – e per impedirlo mio padre decise di tornare a viverci stabilmente trasportando qui la tipografia». La villa e il parco furono così preservati e salvati dallo sventramento ipotizzato. Altri tempi, quelli in cui si era disposti a sacrificare tutto pur di salvare il bello avuto in eredità dagli avi perché fosse trasmesso ai posteri e non sacrificato sull´altare di un malinteso progresso.
Nel parco il visitatore è accolto da due locomotive, passione di altri Tallone, che fecero la felicità di Pablo Neruda, figlio di un ferroviere. Quando, nel 1968, lo stampatore morì don Pablo volle dedicare alcuni versi ad «Alberto Tallone, grande stampatore, buon compagno: prima recavi la luce nei tuoi occhi, ora la notte viaggia in essi. Ma nei tuoi libri, piccoli castelli dell´uomo, sono rimasti a vivere la bellezza e la chiarità».
Quell´arte prosegue oggi con il figlio Enrico che si aggira tra le cassettiere convinto che, almeno nell´arte tipografica, si possa ancora «presidiare il bello», cioè realizzare quell´idea di perfezione, eleganza e pulizia che nata in una bottega veneziana 500 anni fa si è poi imposta nel mondo. Il padre nobile di quel mondo si chiamava Aldo Manuzio e la sua creatura più importante fu il corsivo, oggi lo stile più usato al mondo. Ha compiuto da poco 500 anni, un anniversario ignorato da tutti fuorché dai Tallone che lo hanno onorato a modo loro. Con una pubblicazione, ovviamente.
Comments by primaedizione