Ulrico Hoepli, nato nel 1847 in Turgovia (Svizzera), iniziò nel 1870 l’attività di editore – libraio a Milano, dove si era trasferito e aveva rilevato nel dicembre di quell’anno la libreria Laengner nella galleria De Cristoforis, in Corso Vittorio Emanuele, che divenne presto un punto di incontro e riferimento per gli intellettuali meneghini. Qui concepì l’idea di pubblicare una raccolta di testi di facile e veloce consultazione, di argomento tecnico scientifico, da destinarsi soprattutto agli ambienti dell’industria e della cultura positivista e pratica della nuova classe dirigente. Era un’operazione culturale ma anche profondamente economica, perché i manuali rispondevano al crescente bisogno di pubblicazioni per professioni e mestieri allora emergenti. Il piano dell’opera non era tuttavia interamente incentrato su argomenti di natura tecnica, ma copriva diversi campi dello scibile: linguistica, letteratura, religione, storia; rivolgendosi in questo caso ad un più vasto pubblico, dagli studenti delle scuole superiori a tutti coloro che desideravano con spirito autodidatta informarsi e formarsi nelle varie discipline trattate. La raccolta, nel suo complesso, costituiva una sorta di enciclopedia specializzata delle conoscenze, di agevole lettura.
Il primo, il “Manuale del Tintore” di R. Lepetit uscì nel 1875 e nel giro di pochi decenni i titoli si moltiplicarono rapidamente. Dopo una prima fase di promozione e diffusione, i manuali Hoepli conobbero la loro massima espansione tra il 1890 ed il 1915.
Pur essendo piuttosto curati dal punto di vista editoriale, di piccolo formato e rilegati generalmente in tela, con numerose illustrazioni e tavole, erano libri decisamente accessibili. Dal catalogo pubblicato nel 1903 per celebrare gli 800 titoli, leggiamo che il loro prezzo andava da 1 lira e 50 per i più economici alle 12 lire e 50 per il più caro (“L’amatore di maioliche e porcellane”, 1889) attestandosi mediamente sulle 3 lire, fatta eccezione per la “Piccola enciclopedia Hoepli” (20 lire) ed il “Codice e leggi usuali d’Italia” (36 lire, in 4 volumi).
I titoli dei manuali, tra cui il più famoso resta il “Manuale dell’ingegnere” di G. Colombo (1877), offrono dunque il quadro della conoscenza e degli interessi dell’epoca ed acquistano perciò sempre maggior importanza con il passare del tempo. Per questo sono piuttosto ricercati dai collezionisti che li distinguono e ordinano sulla base di un indice di rarità, che vede, ad esempio, tra i più desiderati il “Manuale di Ornitologia Italiana, elenco descrittivo degli Uccelli Stazionari o di Passaggio finora osservati in Italia” (1904), il “Furetto, allevamento razionale, ammaestramento, utilizzazione per la caccia, malattie” (1904), “L’industria dei fiammiferi e del fosforo” (1909), “Il gastronomo moderno, vademecum ad uso degli albergatori, cuochi, segretari e personale d’albergo” (1904), il “Manuale del Nuotatore, norme igieniche, teoriche pratiche riguardanti il nuoto ed i bagni” (1896), il “Dilettante legatore di libri con cenni storici” (1908).
Nell’elenco dei manuali non mancano titoli che oggi appaiono curiosi o ameni, ma che rientrano prettamente nello spirito dell’epoca, come il manuale del “Duellante” (1896), “L’industria del Gaz illuminante” (1899), il “Telegrafo senza fili” (1918), oppure “Grammatica e dizionario della lingua dei Galla oromonica” (1892), “Elementi di grammatica turca osmanli con paradigmi, crestomazia e glossario” (1899), “Dizionario volapuk-italiano e italiano volapuk, preceduto dalle nozioni compendiose di grammatica” (1899), “Grammatica magiara con esercizi e vocabolarietto” (1907). E ancora i seguenti: manuale di “Pomologia artificiale” (1891), “L’amatore di ventagli, tabacchiere, smalti, scatole, tavolette, astucci” (1897), “Anatracoltura familiare e industriale, guida pratica per chi voglia dedicarsi all’allevamento familiare e industriale dell’anatra” (1931), “Coniglicoltura pratica” (1903), lo “Chauffeur di se stesso, manuale pratico ad uso di chi guida e maneggia la propria automobile senza chauffeur” (1915).
GIACOMO BERTONATI
Biblioteca civica U. Mazzini di La Spezia
tratto da: http://www.cittdellaspezia.com
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