La scoperta a fine 2015 di un team di ricercatori guidato dall’italiana Alba Fedeli sulla copia antica delCorano, databile in un periodo precedente agli anni della predicazione del profeta Maometto, ha scatenato un dibattito che dal piano scientifico e storico si è velocemente esteso a quello religioso mettendo seriamente in discussione per la prima volta alcuni pilastri dell’Islam.
Se le acquisizioni certificate (dopo l’esame del cosiddetto “carbonio 14”) dal gruppo di lavoro internazionale sulle origini del “Corano di Birmingham”dovessero trovare conferme in successivi esami e riscontri documentali, la storia di una delle tre grandi religioni monoteiste potrebbe cambiare, anche se in queste ore non sono mancate radicali critiche alla tesi legata al ritrovamento della copia del manoscritto antecedente a Maometto.
Il profeta dell’Islam è infatti vissuto, stando alle fonti ufficiali finora considerate incontestabili nel mondo musulmano, tra il 570 e 632 dopo Cristo, mentre il libro venuto alla luce grazie all’opera di ricerca di Alba Fedeli sarebbe risalente a diversi decenni prima: non si esclude, a detta dei fautori della tesi più estrema, una datazione antecedente alla nascita dello stesso Maometto.
Tutto l’impianto della religione islamica, dando seguito al ragionamento degli analisti del“Corano di Birmingham“ (scritto forse nel periodo che va dal 568 al 634 d.c.), dovrebbe fare i conti con un documento “rivoluzionario” che di fatto finirebbe per smentire la “rivelazione”divina alla base della predicazione del Profeta.
Una materia delicatissima, questa trattata dagli storici britannici in seguito alle recenti scoperte sui testi sacri dell’Islam: le sure numero 18, 19 e 20, frutto di una stesura in arabo antico su pergamena in pellami di animali (immortalata in un paio di foto comparse sul web nelle ultime ore), sono state sottoposte all’esame scientifico del “carbonio 14”, condotto da un team di studiosi di livello internazionale nei centri di ricerca inglesi.
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