Il Caffaro

Il Caffaro

l’Archivio di Stato di Genova, tre funzionari in tutto, tenta un’ impresa: portare a Genova gli Annales di Caffaro di Rustico da Caschifellone, blasonato “cronista” per la Genova tra il 1099 al 1163. Il Codice conservato a Parigi dovrebbe tornare in patria almeno per un periodo: da settembre a novembre la raccolta di piazza Santa Maria in via Lata apre al la mostra “Tesori d’archivio” e gli Annales, costo di viaggio e trasloco sui 10 mila euro, dovrebbero trovare il posto d’onore. Ma chi paga le spese? Lo sponsor più probabile è l’Associazione nazionale Bibliofili che a Genova arriverà in autunno con il suo patrimonio di conferenze e passione per la parola scritta. Ma, si contano i giorni sotto alle volte di Carignano, dove un eguale amore per carta e pergamena infonde coraggio agli studiosi.

Annales de Gênes, par Cafaro.. XIIe-XIIIe siècle.

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IL CAFFARO

Una fonte di primaria importanza per la storia di Genova nel dodicesimo secolo e quella costituita dagli Annales Ianuenses (Annali genovesi), più noti come Annali di Caffaro, o codice Caffaro dal nome del loro autore. Caffaro (1080-1166), di nobili Origini (era figlio di Rustico Caschifellone, della famiglia dei Visconti di Genova), partecipo attivamente alla vita politica genovese, sia in qualità di console (negli anni 1122, 1125 e 1127), sia di capitano della flotta, sia di ambasciatore (fu inviato in missione, in particolare, presso l’ imperatore Federico Barbarossa e presso il papa Callisto II).

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Combattente nella prima crociata, il giovane Caffaro, allora ventenne, prese l’abitudine di annotare le vicende cui partecipava 0 di cui aveva diretta conoscenza e mantenne il suo impegno di scrittura – sia pure con intervalli dovuti alle cure
di governo – per tutta la vita. Ne risultarono varie opere a carattere storico, la prima delle quali, il Liber de liberatione civitatis Orientis, che narra le vicende della prima crociata, già da la misura del suo spirito di cronista laico, attento agli uomini e alle cose, consapevole del valore d’insegnamento che ha la conoscenza dei fatti accaduti.
Autore anche di una Historia Almariae e Tortuosae sulla spedizione pisana-genovese del 1147-48 a Minorca, sua opera principale restano gli Annali di “tutto ciò che di anno in anno accadesse ” a Genova a cominciare dal 1099 fino al 1163,
quando ormai ottantatreenne la presento ai consoli di Genova, i quali ne deliberarono l’annessione all’archivio pubblico e la continuazione ufficiale.

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Questa fu afiidata a una serie di cronisti (da Oberto a Iacopo Doria), che la proseguirono fino al 1293.
Scarsamente drammatica, rispetto alle «croniche» dell’eta comunale, la cronaca genovese di Caffaro si distingue per l’asciuttezza descrittiva e la visione ampia, pur nella densità dei singoli fatti riportati, del corso degli eventi.
Si veda l’inizio:
“… Al tempo della spedizione navale di Cesarea, poco prima (intorno al 1099-1100, cioé) nella citta dei genovesi, fu fatta una compagna di tre e sei consoli, i cui nomi sono questi: Amico Brusco, Mauro di Platealonga, Guido di Rustico di Rizzo, Pagano di Volta, Ansaldo di Brasile, Bonusmato di Medolico, che tutti furono consoli del comune e dei placiti per i predetti tre anni. Passato un anno e mezzo ventisei galee e sei navi, partendo da Genova, alle calende di agosto si diressero a Gerusalemme.

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Alle successive calende di gennaio, fu fatta  una campagna di quattro anni e quattro consoli… furono consoli del comune e dei placiti per i  predetti quattro anni Guglielmo Embriaco, Guido di Rustico di Rizzo,  Ido di Carmadino e Guido Spinola, al tempo dei quali quaranta galee genovesi si diressero a Gerusalemme ».
La cronaca degli avvenimenti si fa più vivace quando arriva agli anni che videro lo stesso Caffaro protagonista della scena politica genovese. Cosi, la crisi politica che scosse Genova nel 1154, quando la città fu lacerata da lotte di fazione (alla compagna si contrapponeva un’ altra associazione) e schiacciata da un forte indebitamento, è efficacemente tratteggiata come si può vedere nel brano che segue:
«Nel trentaquattresimo consolato annuale (1154) furono consoli per il comune: Oglerio di Guido, Ansaldo Doria, Oberto Spinola e Lanfranco Pepe. Questi consoli quando furono eletti, poiché si accorsero che la città  dormiva ed era in letargo e come una nave senza timoniere andava alla deriva in mare, non volevano giurare il consolato e ammoniti dall’arcivescovo, quale remissione dei loro peccati, e dal popolo, giurarono il consolato per onore della città.

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Dopo aver giurato meditando in qual modo potessero risvegliare la città dal suo sonno, fecero della galee per la difesa della città, delle quali essa aveva gran bisogno.
Cominciarono a pagare oltre 15.000 libbre a coloro che avevano prestato denaro alla città.
Cosi i cittadini che dormivano si svegliarono dal sonno e dissero che avrebbero obbedito ai loro precetti…
Quando questi consoli giunsero alla fine del loro consolato, molti suggerimenti relativi al bene della città li dettero scritti ai loro successori, poiché per la brevità del tempo e l’impedimento del pagamento dei debiti non avevano potuto completare i loro piani ».
E a questo punto che l’autore degli Annali parla di sé come uno degli «uomini migliori»  al servizio dei consoli: «Al tempo di questi consoli Federico imperatore, re dei romani da sempre augusto, venne in Lombardia e ricevette il giuramento di fedeltà e il fodro dagli abitanti di tutte le città e luoghi minori e fece molte altre cose che sarebbe lungo narrare.
Questi consoli mandarono ambasciatori al predetto re i loro uomini migliori, ossia l’arcidiacono Ugo (in seguito arcivescovo di Genova e Caffaro autore di questo libro.
Egli li accolse onorevolmente (a Roncaglia), confido loro molti segreti relativi all’onore  del regno e della città di Genova e promise che avrebbe innalzato Genova su tutte le città d’Italia ».

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