La Bibbia di Borso d’Este, come molti sanno, è il più famoso codice miniato italiano. La Bibbia fu voluta dal Duca Borso per esaltare la magnificenza della Casa d’Este e venne realizzata a Ferrara tra il 1455 e il 1461 da Taddeo Crivelli e da Franco dei Russi, con la collaborazione di altri miniaturisti ferraresi. E’ composta da 606 fogli miniati, nel recto e nel verso, raccolti in due preziosi volumi, e utilizza, per quei tempi, un linguaggio moderno, che fa proprie tutte quelle novità che già si erano manifestate nel Rinascimento toscano e nella pittura fiamminga. La ricchezza dei fregi e le innumerevoli miniature di raffinata eleganza, accompagnate da imprese ed emblemi degli Estensi, ne fanno un capolavoro senza paragoni.
La Bibbia di Borso giunge a Modena nel 1598 allorchè la corte Estense vi si trasferì da Ferrara, a seguito della devoluzione di quest’ultima al Papato. La Bibbia di Borso, vol. I, cc. 153v – 154r Modena, Biblioteca Estense, la Bibbia di Borso nella sua teca di cristallo. Ai lati, busti di Borso d’Este e di Giovanni Treccani. La legatura del 1962 della Bibbia di Borso Essa rimase patrimonio dei signori d’Este e ne condivise le vicende nei tre secoli successivi, fino a quando l’ultima proprietaria, la principessa Zita d’Asburgo, la mise in vendita presso un antiquario parigino.
Il prezioso codice fu acquistato nel 1923 dall’industriale tessile Giovanni Treccani degli Alfieri (in seguito fondatore dell’Istituto Giovanni Treccani per la pubblicazione dell’Enciclopedia Italiana) per l’astronomica cifra di 5 milioni di lire e da lui donato allo Stato Italiano. La “Bibla bèla” ritornò così a Modena dove è tuttora gelosamente custodita presso la Biblioteca Estense Universitaria.
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