Il bestiario è un trattato in cui si descrivono le caratteristiche e le proprietà naturali e soprannaturali degli animali secondo le dottrine accettate nel Medioevo, a imitazione di quella che si crede la prima opera del genere, il Physiologus, scritto in greco probabilmente nella seconda metà del II secolo dC ad Alessandria.
Di solito nei bestiari, secondo la tendenza del tempo, venivano suggeriti riguardo agli animali dei simboli teologici, filosofici e morali, simboli e allegorie che spesso erano usati da poeti e artisti, come si vede per esempio nelle opere di Dante, o che pure fornivano opportuna materia all’araldica e più tardi ispirazione alle credenze e ai proverbi popolari.
Secondo varie tradizioni, tutte quante aleatorie, il Physiologus fu scritto oppure fu tradotto in latino da Sant’Ambrogio o da San Giovanni Crisostomo o da San Basilio o da Sant’Epifanio. Subì numerose aggiunte e contaminazioni con notizie tratte dalle opere di Plinio, Eliano, Isidoro di Siviglia e altri, diffondendosi al di fuori del mondo bizantino. Se ne ritrovano versioni nelle lingue etiopica, copta, siriaca, araba, armena, bulgara, slava, nei linguaggi germanici (in alemanno, Discorso degli animali, della metà del sec. XI; in tedesco medievale, Libro degli animali e degli uccelli, ca. 1120-30), ecc.
Da queste fonti nacquero i veri e propri bestiari d’ispirazione originale, come quelli di Philippe de Thaon, di Alberto Magno, di Guillaume le Clerc, oppure quelli inseriti in opere di carattere enciclopedico, come lo Speculum universale (o maius) di Vincenzo di Beauvais, il Trésor di Brunetto Latini, L’Acerba di Cecco d’Ascoli.
Da trattato ricco di allegorie morali, il bestiario si trasformò durante l’età dell’amor cortese in trattato di simbolismo erotico col poeta provenzale Rigaut de Berbezieux, col fiorentino Chiaro Davanzati e con Richart de Fournival, autore del Bestiaire d’amour.
Della seconda metà del sec. XIII è il Bestiario moralizzato, opera didattico-morale di un ignoto autore umbro, composta di 64 sonetti, ognuno dedicato a un animale. Come in tutti i bestiari medievali, vi sono trattati gli animali feroci e domestici, i reali e i favolosi come i satiri e le sirene. Gli insegnamenti morali, simili a volte a quelli delle favole di Esopo e Fedro, sono però rivolti al raggiungimento della salvezza dell’anima.
Molti i simboli relativi al cristianesimo: il pellicano, per esempio, è spesso assunto a emblema del Cristo o dell’eucaristia perché nutre col suo sangue i figli affamati oppure defunti, sacrificando la sua vita per loro. Anche nelle moderne letterature si può ritrovare qualche esempio di bestiario, in Guillaume Apollinaire (Roma 1880 – Parigi 1918) e in Jorge Luis Borges (Buenos Aires 1899 – Ginevra 1986); ma naturalmente il carattere di queste composizioni è assai diverso. Possono essere ispirate dal gusto del bizzarro oppure dalla satira politica, morale, ecc.
Onocrotalus albus
Acquarello di Ulisse Aldrovandi
Fantasiose e spesso splendide le illustrazioni e miniature che ornano le pagine degli antichi bestiari (come quelli della Biblioteca Nazionale di Vienna o del British Museum di Londra). Nelle miniature sono raffigurati i più strani animali, spesso biformi, come ippogrifi, elefanti dalla proboscide a tromba, ecc. I bestiari sono stati spesso usati dagli artisti romanici e gotici come repertorio di soggetti cari alla cultura popolare e alla morale cristiana dell’epoca. Per alcune immagini e qualche testo tratti dal Der Ältere Physiologus (circa 1070) si veda la pagina dedicata ai vari unicorni.
Bestiario duecentesco di Rochester
Un bestiario, o bestiarum, è un compendio che descrive gli animali, o bestie. Nel medioevo si trattava di una particolare categoria di libri che raccoglievano brevi descrizioni di animali (reali e immaginari) accompagnate da spiegazioni moralizzanti e riferimenti tratti dalla Bibbia. Altre raccolte, simili per l’impostazione ma di diverso argomento, sono riscontrabili nei lapidari (che raccoglievano le proprietà delle rocce e dei minerali) e negli erbari (spesso a carattere medico, descrivevano le virtù delle piante).
L’origine remota di questi testi, che non hanno alcuna valenza scientifica o naturalistica, è da ricercarsi nell’opera greca Physiologus (il fisiologo, cioè lo studioso della natura) che offriva l’interpretazione degli animali e delle loro caratteristiche in chiave simbolica e religiosa (quindi, per esempio, il leone, re degli animali, è associato a Cristo). Il testo fu tradotto anche in latino e nel corso della storia si è arricchito di dettagli e immagini sviluppandosi nei bestiari veri e propri. Altre fonti sono invece da ricercare in autori latini tra cui Plinio il Vecchio, Solino, Sant’Ambrogio. Benché normalmente incluse nel testo dei bestiari, le sezioni sugli uccelli possono, in qualche caso, essere estrapolate e conservate in manoscritti i cui testi sono detti aviarii.
I bestiari si diffusero soprattutto tra Francia e Inghilterra nel XIII-XIV secolo anche se non mancano testimonianze posteriori, tuttavia molto inferiori dal punto di vista della realizzazione artistica.
Le cause di raccolte di animali immaginari in appositi Bestiari, frutto della pura fantasia dell’uomo, sono molteplici. Determinanti le minori conoscenze scientifiche e quindi l’attaccamento alle tradizioni locali e leggende pervenute da lontano, ma incrementarono la fantasia umana, la condizione storica, geografica e territoriale.
Quei tempi erano caratterizzati dal fatto che i paesi erano fortificati e isolati a causa delle numerosissime invasioni ed erano collocati a ridosso di un bosco il quale garantiva un’ottima rifornitura di legname, molto usato ai tempi. Nasceva un legame di dipendenza con la foresta ma anche una sorta di fascino e inquietudine dato che al tramontare del sole il bosco era profondamente sinistro data la sua macchia fitta e profondamente buia, frequentato solo dai suoi inquilini selvaggi come lupi o altri animali. La suggestione del luogo portava la gente a tenersi lontana durante la notte e i suoni degli animali venivano interpretati come demoniaci e sovrannaturali.
Dopotutto anche noi, dotati di infinite nozioni scientifiche nell’era della scienza e della tecnologia, ci facciamo coinvolgere dalle paure più comuni come temere un bosco di notte e interpretare ogni suono come proveniente da sconosciuti mondi. L’uomo inoltre tende a mitizzare ciò che non conosce e di cui non sa o non è capace a controllare, per esorcizzarne il terrore per esso.
Un aspetto molto importante per la miniatura medievale è la presenza di ricchi cicli di illustrazioni, sia per quanto riguarda gli animali (quadrupedi, pesci o uccelli), sia per quanto riguarda temi più direttamente attinenti alla religione (storia della creazione degli animali dal libro della Genesi).
Tra i bestiari decorati più importanti si segnalano: MS 24 (preparato in Inghilterra nel XIII secolo), della Aberdeen University Library – MS Ashmole 1511, della Oxford Bodleian Library (strettamente imparentato al precedente).
Un tipo particolare di bestiario di origine alto-medievale (VIII secolo) contenente animali esclusivamente fantastici o creature mostruose è il Liber monstrorum de diversis generibus (libro dei diversi generi di mostri). In questo caso manca la volontà di moralizzazione in favore del tentativo di stupire i lettori con mirabilia per lo più provenienti da autori latini classici. Non mancano tuttavia esposizioni su casi teratologici. Anche questo testo è stato accompagnato da illustrazioni.
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