I manoscritti del Canzoniere sono molto numerosi e questo ha reso difficile, ai fini della pubblicazione, definire quale fosse il cosiddetto testo critico, cioè il testo più rispondente alle intenzioni dell’autore, corredato di un apparato critico in cui si riportano le varianti del documento giunte fino a noi.
1470 – A Venezia il tipografo tedesco Vindelino da Spira pubblica la prima edizione a stampa del Canzoniere. Di questa edizione rimangono circa 30 esemplari in alcune biblioteche italiane, europee e americane.
1472 – l’editore padovano Bartolomeo Valdezocco pubblica un testo con errori di lettura e trascrizione, ma fedele al manoscritto originale per quanto riguarda la punteggiatura, che utilizza solo il punto fermo, i due punti e il punto interrogativo.
1501 – Dalla tipografia veneziana di Aldo Manuzio esce la cosiddetta Aldina. Manuzio afferma che l’edizione, dal titolo Le cose volgari di messer Francesco Petrarcha, è fondata sul primo manoscritto realizzato; in realtà riproduce una copia manoscritta del Canzoniere fatta da Pietro Bembo che si trova nel Codice Vaticano latino 3197 e non deriva dall’originale. L’Aldina rimane fondamentale per la diffusione del Canzoniere a un largo pubblico. Nel 1514 Manuzio la pubblicò di nuovo con il titolo Il Petrarcha.
1642 – A Roma monsignor Federico Ubaldini, senza aggiungere neppure il suo nome, pubblica un’edizione diplomatica[1] di grande rigore filologico: Le Rime di M. Francesco Petrarca estratte da un suo originale. Questa edizione, che utilizza il testo contenuto nel Codice Vaticano latino 3196, rimane fondamentale anche oggi.
1819-1820 – L’abate Antonio Mansard cura l’edizione padovana Le Rime del Petrarca, divenuta famosa perché Leopardi la utilizzerà per i suoi studi.
1886 – Il poeta Pierre De Nolhac e il critico Arthur Pakscher riconoscono nel Codice Vaticano latino 3195 il manoscritto originale delCanzoniere.
1899 – A Firenze, Giovanni Mestica pubblica Le Rime di Francesco Petrarca restituite nell’ordine e nella lezione del testo originario sugli autografi col sussidio di altri codici e di stampe e corredate di varianti e note da Giovanni Mestica. Edizione critica, che comprende il Canzoniere e i Trionfi; nello stesso anno Giosuè Carducci e Severino Ferrari pubblicano il solo Canzoniere.
1904 – Sempre a Firenze, nel centenario della nascita di Petrarca, Giuseppe Salvo Cozzo pubblica per Sansoni Le Rime di Francesco Petrarca secondo la revisione ultima del poeta, a cura di Giuseppe Salvo Cozzo, con un ritratto e una tavola in fototipia. In questa edizione Cozzo si propone di conservare al testo la sua fisionomia: non cerca di rimodernare l’ortografia e mette a confronto le varianti contenute nelle edizioni di Mestica e Carducci.
1905 – Ettore Modigliani, direttore della Pinacoteca di Brera, per incarico della Società Filologica Romana pubblica un’edizionediplomatica del Canzoniere. Questa edizione venne ritenuta da filologi ed editori del tutto aderente al manoscritto originale che per molto tempo sostituì lo studio diretto del testo riportato nel Codice Vaticano latino 3195. In realtà, pur essendo un’edizione di pregio, contiene numerosi errori e sviste, soprattutto riguardo alla punteggiatura.
1949 – Il critico Gianfranco Continui pubblica per le edizioni Tallone nel 1949 un testo del Canzoniere che si rifà in toto all’edizione diplomatica di Modigliani, compresi gli errori di lettura e trascrizione. Quella di Contini rimane per il resto del secolo l’edizione più importante e viene pubblicata di nuovo da Einaudi nel 1964.
2008 – Il professor Giuseppe Savoca, ordinario di Letteratura italiana moderna e contemporanea presso l’Università di Catania. pubblica per Olschki (Firenze) l’edizione critica del Canzoniere di Modigliani con il titolo Rerum vulgarium fragmenta.
Nelle varie edizioni del Canzoniere si erano operate varie modifiche rispetto al testo originale per quanto riguarda la divisione delle parole, gli accenti ritmici e in particolare la punteggiatura, che sembrava poco curata dal poeta. Savoca, invece, nell’introduzione al suo Rerum vulgarium fragmenta, rivaluta l’uso della punteggiatura fatto dal Petrarca:
In dissenso da tutti, la maggiore ambizione della presente edizione va ricercata nella convinzione contraria, e cioè nel ritenere che Petrarca abbia curato fino alla minuzie la sua punteggiatura, e che questa (naturalmente sempre alla luce della filologia) vada mantenuta (e, dove necessaria e possibile restaurata) così come l’ha voluta l’autore. Dalla radicale revisione di tutta questa materia è venuta la scoperta, ad esempio, di una notevole zona di interpunzione prosodica, finora data come assente […].
[1] L’edizione diplomatica di un testo è la sua riproduzione fedele, compresi errori, abbreviazioni o altro.
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