Origine: Milano
Anno: 1957 (22 giugno)
Edizione: Prima
Pagine: 348
Dimensioni: cm. 20 x 13,5
Caratteristiche: Legatura tela, sovraccoperta illustrata a colori da Fulvio Bianconi e ritratto fotografico in b/n dell’autore al secondo risvolto
Valutazione: fra i quattro e cinquecento euro
Note:
Prima edizione del romanzo di Carlo EmilioGadda edito da Garzanti (Collana «Romanzi Moderni») con la sovraccoperta firmata da Fulvio Bianconi.
Il romanzo è apparso per la prima volta, in 5 puntate, nella rivista «Letteratura» (gennaio/dicembre 1946, numeri 26-29 e 31). Fu annunciato nel 1946 dalle Edizioni di Letteratura e poi previsto da Vallecchi. L’uscita in volume è datata 1957 per Garzanti, con sostanzioso incremento e notevoli varianti, diviso in dieci capitoli a loro volta articolati in parti minori. I capitoli assenti dall’edizione definitiva furono utilizzati (probabilmente nel 1947-1948) per il trattamento di un film, mai realizzato, pubblicato nel 1983 col titolo Il palazzo degli ori.
Finito di stampare il 22 giugno 1957 nelle Officine Grafiche di Aldo Garzanti Editore a Milano.
Una seconda edizione con minime varianti, di 5000 copie non numerate, fu pubblicata 3 mesi dopo la prima di giugno con le stesse caratteristiche. La terza edizione, pubblicata nel gennaio 1958, offre il testo definitivo considerato ne varietur.
Il pasticciaccio
Quer pasticciaccio brutto de via merulana è il titolo del celebre romanzo incompiuto, apparso la prima volta a puntate nel 1946 nella rivista “Letteratura”.
La versione in volume definitiva è dalla seconda edizione Garzanti (“Romanzi moderni”, settembre 1957) che presenta numerose varianti rispetto alla prima.
Premio degli Editori 1957.
Quarta di copertina
Carlo Emilio Gadda nacque a Milano quattordici giorni avanti la caduta del Ministero Giolitti, il primo. Vi trascorse un’infanzia tormentata e un’adolescenza anche più dolorosa: fu accolto nelle classi elementari del Comune, ottime. Vi trovò il suo liceo e le sue matematiche. Poi la guerra: la perdita del fratello Enrico, caduto nel ’18. Lavorò in Italia, fuori d’Italia: in Argentina, in Francia, in Germania, nel Belgio. La sua carriera di scrittore incontrò gli ostacoli classici, economici ed ambientali: più quelli dell’era, anzi delle diverse ere che gli toccò di attraversare. Visse dieci anni a Firenze: 1940-1950: gli anni belli, quand’era venuto il bello. Niente Capponcina. Vive nella capitale della Repubblica a quattordici chilometri dal centro, in una casa di civile abitazione, confortato nottetempo dagli ululati dei lupi e lungo tutto il giorno dai guaiti di copiosissima prole, non sua, ma egualmente cara e benedetta. «Che cosa fai tutto il giorno?» gli chiedono le persone indaffarate: «non ti muovi mai?» «No: non mi muovo.»
(Nota autobiografica, pubblicata da Garzanti anche nella prima edizione degli Accoppiamenti giudiziosi e, per una parte residua della tiratura, nei Viaggi la morte)
Un episodio di cronaca nera
«È opinione condivisa che il fattaccio che ispirò Gadda fosse il famoso delitto Stern, commesso in via Gioberti a Roma il 24 febbraio 1946. Ne furono vittime due anziane sorelle, trovate in casa con il cranio massacrato probabilmente da un’ex cameriera e da una sua amica che avevano loro sottratto gioielli e valori. Ci sono però evidenti incongruenze cronologiche.
[…] Ora un paio di studiosi tornano sulla questione per vederci più chiaro. Sono Franco Contorbia, professore di Letteratura italiana a Genova, e Giorgio Panizza, ricercatore di Filologia a Pavia, che per vie diverse sono arrivati, più o meno, alla stessa conclusione. Vediamola. Siamo sempre a Roma, ma in Piazza Vittorio 70, nei pressi di via Merulana. È la mattina del 19 ottobre 1945 quando le sorelle Lidia e Franca Cataldi con un coltello da macellaio sgozzano nel suo appartamento non solo la trentaquattrenne Angela Barruca in Belli ma anche il suo bambino Gianni di due anni e mezzo. I giornali, che immediatamente si scatenano sul caso, racconteranno che i corpi senza vita sono stati trovati dal cugino della donna. E che le due giovani assassine, sfollate da Velletri a Colleferro, avevano una certa familiarità con la vittima e le avevano chiesto sostegno a più riprese, ottenendo regali e favori.
[…] A differenza dell’omicidio Stern, le date dell’episodio Barruca sono perfettamente compatibili con la genesi del capolavoro. Ma soprattutto gli studiosi riscontrano elementi molto forti di vicinanza quanto alla meccanica dell’eccidio, alla scena del delitto, ai tratti dei personaggi che vi prendono parte, alle descrizioni e ai racconti che ne fanno i giornali.
[…] Messo da parte il delitto Stern, Contorbia non esclude che Gadda abbia voluto contaminare il caso Barruca con un precedente episodio di cronaca nera, accaduto nel giugno ’45 sempre a Roma: si tratta dell’affaire Tirone, un delitto per rapina con una vittima forse consensuale e con un omicida-corteggiatore aiutato da una banda di complici.»
(Paolo Di Stefano, Il vero delitto dietro il «Pasticciaccio» di Gadda, in “Corriere della Sera”, 26 luglio 2007)
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